Nell’ambito dell’iniziativa di Book City Università 2023 alla Statale il 21 novembre 2023 nell’aula seminari “Elena Brambilla” si è presentato il quinto volume del Termometro politico della Lombardia, a cura di Vittorio Criscuolo, già professore di Storia Moderna presso il Dipartimento di Studi Storici. La presentazione, coordinata dal professor Antonio De Francesco, si è caratterizzata per le considerazioni del professor Stefano Levati e della professoressa Anna Maria Rao, oltre a quelle del curatore.
De Francesco, introducendo la pubblicazione, ha ripercorso la storia editoriale dei volumi precedenti, iniziata nel 1989, data gravida di importanti eventi come il bicentenario della Rivoluzione Francese e la caduta del muro di Berlino. Proprio sottolineando questo aspetto, si è descritto il clima di speranza politica, per un’Europa unita, che ha accompagnato i primi volumi. I quattro volumi (l’ultimo risale al 1996) videro la luce sotto la direzione del professor Saitta dell’Istituto per lo Studio della Storia Moderna e Contemporanea; tuttavia verso la fine degli Anni Novanta la stampa si dovette fermare per mancanza di fondi. A distanza di numerosi anni, il quinto tomo propone una fonte essenziale per lo studio dell’Età Napoleonica in Italia. Oltre a ciò i volumi sono stati digitalizzati e sono ad oggi consultabili sul portale web del Centro interuniversitario per lo studio dell’età rivoluzionaria e napoleonica in Italia, che arricchisce così la propria già ampia collezione documentaria a disposizione degli studiosi.
Il professor Levati nel suo intervento ha avuto modo di spiegare come il Termometro fu un giornale che vide una tiratura totale di 250 numeri in tre anni, a partire dal 25 giugno 1796. Esso si presentò come voce democratica, equilibrata e matura meneghina, con il compito di misurare, come compie lo strumento scientifico, l’atmosfera politica. Di pubblicazione bisettimanale, la storia editoriale del periodico fu complessa: diversi editori infatti rinunciarono all’impresa tipografica a causa dell’esposizione politica che l’opera comportava e per questo gli autori dovettero ripiegare su una stamperia autonoma. La decisione fu perseguita dal fondatore Salvador e dai suoi collaboratori, alcuni profughi meridionali rifugiatisi a Milano che contribuirono a rendere il giornale un laboratorio di confronto politico di esperienze democratiche differenti, ma sempre con una prospettiva unitaria. Il programma politico che il periodico prediligeva fu infatti quello dell’unificazione all’insegna della cautela, rifiutando il Terrore e il modello della politica francese in Italia, aspirando ad una rivoluzione democratica e sociale che si dotava, ad esempio, di una visione laica dello Stato e di un’istruzione pubblica e gratuita. Il giornale inoltre assumeva un impianto cronachistico in materia legislativa, ovvero riferiva puntualmente le legiferazioni governative e l’iter di formazione delle leggi, con il preciso fine di far conoscere il dibattito politico ad un pubblico sempre più vasto. Levati ha indicato più vie di lettura e ricerca per gli studiosi che si accostino a questa fonte, come i temi politici trattati, la dimensione linguistica e il rapporto fra storia e antico funzionale alla lotta politica.
Con il proprio intervento la professoressa Rao ha avanzato alcune considerazioni che fanno risaltare la natura eccellente di questa fonte a stampa come rappresentativa del patriottismo italiano a Milano, e ha così indicato futuri ed interessanti campi d’indagine. Tramite il Termometro infatti è possibile leggere la “repubblicanizzazione d’Italia” nella sua durata temporale, e comprendere approfonditamente la natura politica del periodico che usa lo strumento della recensione dei testi, acquisita dal giornalismo scientifico, per delineare un’“atmosfera politica”. È altresì indagabile la rielaborazione programmatica del giornale, come anche l’idea di un’apertura più mediterranea della Rivoluzione, temi tutti che possono essere studiati riflettendo sull’autocensura e sulla censura governativa, sulla natura pedagogica del periodico, che ha trovato sviluppo nella lettura individuale e nelle strade. A conclusione Rao, elogiando la cura metodologica di Criscuolo, sottolinea l’importanza del processo di digitalizzazione e indicizzazione.
Proprio su questo aspetto si è aperto l’intervento del curatore, che, nel ringraziare i colleghi per il supporto alla pubblicazione, sottolinea l’importanza di editare le fonti, al fine di creare uno strumento di lavoro curato nei minimi dettagli per i futuri, come ad esempio nell’approccio critico agli errori di stampa. Riprendendo gli spunti emersi in precedenza, il professore ha posto l’accento sulla diplomazia ai tempi della Rivoluzione, pratica che nel Termometro si manifesta con la volontà di mantenere rapporti di amicizia e rispetto dei popoli liberi; volontà che per Criscuolo risulta inapplicabile nell’odierno sistema internazionale.
Flavio Luigi Fortese