Luciano Soranni, Narsete. La carriera politica e militare tra Oriente e Occidente, tesi di laurea magistrale in Scienze storiche, relatrice prof.ssa Laura Mecella, correlatrice prof.ssa Silvia Bussi, Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Milano, a.a. 2019/2020
La categoria degli eunuchi militari è stata oggetto di indagine, recentemente, soprattutto da parte di esperti di gender studies che si sono occupati di riconsiderare il concetto virilità nel mondo romano tardoantico, evidenziando sempre la straordinarietà di un personaggio appartenente a questa categoria: Narsete.
L’indagine si è sviluppata attraverso la ricostruzione della biografia dell’eunuco con un’introduzione sull’evoluzione delle figure di eunuchi militari che lo precedettero. Narsete visse durante il VI secolo e fu il più longevo tra i funzionari di Giustiniano, accompagnando l’imperatore durante tutta la sua parabola politica. È ricordato soprattutto per essere stato alla testa dell’esercito bizantino durante due fasi della campagna militare in Italia nella guerra greco-gotica. Questo successo ha catalizzato l’attenzione degli storici fino a tempi recentissimi, lasciando in ombra un dato fondamentale: Narsete governò de facto la penisola per ben sedici anni.
Le numerosissime fonti che parlano dell’eunuco ne testimoniano un ruolo di estremo rilievo. Egli è non solo presente all’interno di opere storiche importanti (come le guerre di Procopio e le Storie di Agazia), ma in alcuni libri ne è protagonista. A queste è necessario affiancare cronache come quelle del contemporaneo Giovanni Malala o di Teofane confessore. Riferimenti a Narsete si trovano anche in opere siriache, nella storiografia latina (Paolo Diacono o Gregorio di Tours), nel Liber Pontificalis o nel Liber Pontificalis Ravennatis.
L’operato di Narsete è noto non solo da fonti letterarie; a lui è attribuita anche la costruzione di opere pubbliche (in particolare a Roma) e di molte chiese. Proprio dagli studi di carattere archeologico sulla situazione dell’Italia, si comprende come, sotto Narsete, non si possa parlare, per la Penisola, di un momento di trasversale crisi. Piuttosto, soprattutto sotto il profilo economico, sono evidenti i segnali di uno spostamento di attenzione dalle città alle campagne, in una vera e propria rivincita dei pagi. Non è, dunque, accettabile una semplicistica visione di decadenza. Questo nuovo assetto economico, in particolare nel Sud Italia, segnerà una svolta che sarà, da quel momento in avanti, costante nell’Italia bizantina, in particolare nei domini che resteranno per 500 anni, praticamente in modo continuativo, in mano bizantina (come la Calabria e il Salento). Altrove un’economia “di guerra” portò dei mutamenti che non determinarono un totale arresto del mercato ma, piuttosto, uno spostamento di ricchezze e una riconversione di attività.
Il Tempus Narsae, come molti successori e contemporanei, tra cui Gregorio Magno, lo designarono, appare dunque un momento ben definito che, per alcune parti d’Italia, merita di essere considerato come il punto di inizio di un dominio bizantino sostanzialmente ininterrotto e con caratteristiche specifiche già, in parte, presenti.
Infine, un’approfondita analisi della figura di Narsete conduce anche a una riflessione sui successivi plenipotenziari inviati da Bisanzio in Italia come governatori, spesso eunuchi, spesso anche armeni, con poteri sia civili che militari (si pensi che, ancora nel XIII secolo, Giovanni Ionopolites, eunuco militare sotto Alessio II Angelo, veniva definito, per i suoi successi militari, neos Narses, novello Narsete). Questi funzionari tuttavia non raggiunsero mai l’importanza di Narsete.