Questo volume cerca di rispondere alla domanda: «è possibile usare lo strumento meme nell’insegnamento della storia medievale?» L’autrice Marina Gazzini – docente di Storia medievale presso il Dipartimento di Studi Storici “Federico Chabod” dell’Università degli Studi di Milano ed esperta di public e visual history – fornisce una risposta basata su tre anni di sperimentazione: sì.
Il volume è diviso in tre capitoli: il primo tratta il concetto di meme e dipinge il paesaggio memetico odierno, mentre il secondo affronta il complesso rapporto tra memetica e storia, utilizzando gli strumenti della visual history. Il terzo, infine, espone i risultati della ricerca effettuata durante i corsi universitari tenuti dalla docente.
Il libro porta un importante contributo nello studio italiano della storia dei memi. Il prodotto culturale internet meme, molto diffuso oggi sui social network, è in realtà l’applicazione pratica e visibile del sistema di trasmissione culturale individuato da Richard Dawkins nel 1976. I memi – come i geni – sono particelle di informazione, veicolate però culturalmente. Essi si trasmettono tra gli individui, si riproducono, si diffondono e modificano nel tempo.
L’autrice non tralascia la storia dei memi ante internet, ma inevitabilmente più spazio è dedicato al loro utilizzo contemporaneo. In particolare è trattata la genesi dell’internet meme, nato negli ambienti virtuali dell’estrema destra statunitense ma ormai diffuso in ogni livello della società.
Il secondo capitolo mostra bene come lo studio dei memi possa portare a comprendere meglio il contesto di produzione. L’autrice fornisce anche importanti indicazioni per chi voglia proseguire lo studio della storia dei memi. Molti sono infatti i luoghi virtuali e fisici dove si è cominciato a raccoglierli: il sito Know your meme, il #MUSEUdeMEMES di Rio de Janeiro, la sezione dedicata ai memi nella National Library of New Zealand, oltre alla sezione dedicata alla web culture della Library of Congress di Washington.
L’autrice si concentra quindi sul rapporto tra visual history e internet meme, in particolare sui memi che trattano di Medioevo. I memi sul medioevo prodotti negli ultimi anni sono un’ottima cartina tornasole di ciò che gli utenti conoscono e capiscono di quest’epoca storica. Il medioevo, più che un periodo storico, appare solitamente utilizzato nei memi come costrutto ideologico.
L’ultimo capitolo, che l’autrice apre sentendo la necessità di giustificarsi presso la comunità accademica per aver trattato questo argomento all’apparenza faceto, è senza dubbio il più ricco di informazioni e consigli per chi volesse utilizzare i meme come strumento didattico. I memi sono in realtà già utilizzati nelle università: in Italia, soprattutto nelle discipline scientifiche, i docenti utilizzano questo strumento che grazie alla linearità e talvolta all’umorismo rende più facile l’apprendimento.
Guardando agli esempi di Emanuele Curzel, docente di Storia del cristianesimo e delle chiese presso l’Università degli Studi di Trento, e di Raffaele Guazzone, professore presso un istituto professionale pavese, nell’anno accademico 2020-21 l’autrice ha cominciato a proporre ai suoi studenti un concorso memetico. Uno specchietto per le allodole, in realtà: gli studenti studiano così non solo per passare l’esame, ma per produrre la loro storia memetica. Diventa quindi necessario capire davvero ciò che si legge e non solo essere in grado di ripeterlo. In un’ottica di cooperative learning, inoltre, la docente ha invitato a focalizzare i memi non solo sull’ironia, ma soprattutto sul contenuto e la lingua. La competizione finale – dove sono stati premiati i memi migliori – ha avuto anche la funzione di banco di prova per la stessa didattica della docente.
Al termine del libro appare chiaro che i memi «fanno e faranno storia». Il meme si dimostra dunque un prodotto culturale complesso: merita di essere trattato come tale.
Tommaso Bogani