Aurora Lucini, Le carte d’archivio raccontano Maria Carpi Arpesani (1894-1968). Con inventario della corrispondenza conservata al centro Apice, tesi di laurea magistrale in Scienze storiche, relatrice Prof.ssa Roberta Cesana, correlatrice Prof.ssa Elisa Marazzi, Università degli Studi di Milano, a.a. 2021/2022
Nel 2010 un pronipote di Aldo Carpi e Maria Arpesani consegna al centro Apice dell’Università di Milano l’archivio di famiglia (oggi in corso di ordinamento): 75 buste di corrispondenza, documenti e fotografie che riflettono la vita privata e professionale dei Carpi Arpesani. Di queste buste, 20 costituiscono il subfondo Maria Arpesani e contengono la corrispondenza, i taccuini ricchi di riflessioni religiose e filosofiche e gli scritti critici della donna. Ma non solo: Maria Arpesani ha conservato anche molte minute delle lettere in uscita e ciò costituisce una rarità in un archivio di persona.
Sul pittore milanese Aldo Carpi molto si è scritto, ma chi era la moglie Maria Arpesani? Il primo capitolo dell’elaborato tenta di rispondere a questa domanda, tracciando i punti salienti della vita della donna sulla base dell’analisi e dell’ordinamento del suo subfondo. Maria nasce a Milano il 30 settembre 1886 dall’architetto Cecilio Arpesani e dalla redattrice Fiorenza De Agostini, cresce nella Milano liberale di fine Ottocento, frequenta i teatri e i salotti borghesi, dimostrandosi fin dalla giovane età interessata al giornalismo e alla filosofia.
Dopo gli studi classici, nel 1910 si laurea in Lingua francese presso l’Accademia Scientifico-Letteraria di Milano – da cui, qualche decennio più tardi, avrebbe avuto origine l’Università degli studi – con un elaborato in francese dedicato all’arte della persuasione in Pascal. Per la stesura della sua tesi, Arpesani stringe rapporti con il ben noto professore di filosofia Piero Martinetti (uno di quei dodici professori universitari che qualche anno dopo si rifiuteranno di giurare fedeltà al fascismo).
A partire dagli anni dieci del secolo scorso inizia a frequentare gli ambienti del modernismo cattolico, in particolare stringe rapporti con don Brizio Casciola e con la sua colonia agricola presso Crevenna. Ed è proprio qui che nel 1913 Maria Arpesani conosce il pittore Aldo Carpi, con il quale convola a nozze il 23 maggio 1917.
Dalla loro unione nascono sei figli: Fiorenzo (compositore per il Piccolo Teatro di Strehler), Pinin (scrittore e illustratore per l’infanzia), Giovanna (collaboratrice del compositore Marcello Abbado), Eugenio (artista concettuale), Piero (autore di programmi RAI) e Paolo (partigiano deportato e ucciso a soli 17 anni). Una nidiata artistica – come fu definita dalla stessa Arpesani – sulla quale Maria ha una forte influenza etica e culturale. La posizione dirigenziale ricoperta dal marito Aldo presso l’Accademia di Brera consente a Maria Arpesani di inserirsi perfettamente in un contesto artistico animato da figure quali il pittore espressionista Bruno Cassinari e lo scultore di numerosi monumenti ai caduti Libero Andreotti.
Fin dall’avvento del fascismo Maria e la sua famiglia intuiscono il buio avvenire che attende l’Italia e l’Europa; una devozione alla libertà individuale che condurrà nel 1943 all’arresto e alla deportazione di Aldo Carpi e del figlio Paolo.
Il secondo capitolo si pone l’obiettivo di far riemergere la rilevanza culturale e sociale che Maria Arpesani ha ricoperto. Dal 1913 Arpesani è attiva nella redazione del periodico femminile «Voci Amiche» diretto da Sofia Vaggi Rebuschini, e dal 1917 dirige una propria rivista «Vita Fraterna» insieme alla sorella Adelaide e alla zia paterna Ninina Arpesani. In «Vita Fraterna» si affrontano tematiche cruciali quali il progresso del movimento femminile italiano e le ripercussioni sociali causate dal primo conflitto mondiale.
Alcuni documenti riemersi dall’ordinamento delle carte d’archivio testimoniano la dedizione di Maria Arpesani ad alcune cause sociali: collabora attivamente alle iniziative promosse dal Centro di lavoro per Soldati e segue alcuni corsi di natura infermieristica per assistere i malati.
Il terzo capitolo ricostruisce la rete di rapporti che Maria Carpi Arpesani riesce a instaurare e mantenere per tutto il corso della propria esistenza: dai legami con il circolo modernista di matrice milanese, a quelli con il mondo del femminismo cattolico, fino ai rapporti con uomini e donne della Resistenza.
L’appendice della tesi riporta l’inventario scaturito dall’ordinamento che ha interessato la corrispondenza contenuta nel subfondo Maria Arpesani. Più di 1700 testimonianze – tra lettere, cartoline e telegrammi – che sono state analizzate e attribuite ai rispettivi mittenti. Nelle lettere conservate da Maria Arpesani riecheggiano dunque nomi conosciuti e meno noti che rispecchiano più di settanta anni di storia e di storie e che ci restituiscono l’immagine di una donna fino ad ora sconosciuta. L’auspicio è che questo lavoro di ordinamento e di ricerca sia solo un punto di partenza per lo sviluppo di studi approfonditi sulla figura di Maria Carpi Arpesani.