Domínguez è professore associato di storia europea moderna presso la University of Arkansas, i suoi studi si concentrano su ambiti politici, culturali, religiosi e di storia del libro. Radicals in Exile è la sua prima monografia e rappresenta una continuazione della sua tesi di dottorato “We Must Fight With Paper and Pens”: Spanish Elizabethians Polemics, 1585-1598 discussa nel 2011. Il lavoro di Domínguez si inserisce nel solco degli studi di Albert J. Loomie sulle relazioni anglo-ispaniche e sui cattolici inglesi nell’età moderna, in particolare di The Spanish Elizabethians: The English Exiles at the Court of Philip II (Fordham University Press 1963).
Il periodo preso in esame è tra il 1585, anno in cui iniziarono le preparazioni per l’Invencible Armada, e la morte di Filippo II nel 1598. Il metodo usato per l’analisi risente chiaramente delle lezioni di Quentin Skinner e della scuola di Cambridge in quanto l’autore si prefigge di analizzare i testi nelle loro diverse edizioni per far risaltare le differenti strategie usate e mettere in luce le intenzioni degli autori.
Il regno di Elisabetta I causò la fuga dal paese di numerosi ecclesiastici e nobili cattolici; i quali finirono per rifugiarsi prevalentemente nei territori sottoposti a Filippo II. Costoro, complessivamente noti come Spanish Elizabethians, costituirono, sotto la guida dei gesuiti William Allen e Robert Persons, un efficace gruppo di pressione nel panorama politico dell’epoca.
L’autore sceglie di riferirsi a loro come esiliati (exiles) e non rifugiati (refugees), poiché sebbene costretti a lasciare le loro case per paura della persecuzione, rimanevano comunque una classe privilegiata con reti di contatti e protezione con sovrani e papi.
La scelta di concentrare l’analisi su costoro dipende senza dubbio dal fatto che siano stati poco studiati; inoltre essendo un gruppo transnazionale hanno due vantaggi: permettono di evidenziare un più ampio discorso politico-culturale europeo e devono adeguarsi ai diversi contesti, mettendone in risalto le peculiarità.
I complotti dei cattolici inglesi non terminarono con la morte di Filippo II ma cambiò radicalmente lo scenario politico e di conseguenza le tattiche usate. Spanish Elizabethians si trovarono in uno spazio marginale tra centro e periferia del potere ma furono comunque in grado di influenzare il discorso politico e l’immaginario spagnolo.
Il testo è diviso in tre sezioni a loro volta suddivise in capitoli, tre la prima e la seconda due la terza, per un totale di otto.
La prima sezione, intitolata History in Action, esamina il testo De origine ac progressu schismatis Anglicani di Nicholas Sander, un sacerdote, che racconta le origini dello scisma inglese. Pensato per promuovere la guerra contro l’Inghilterra venne riadatto come propaganda per l’Armada.
Sander era un anti-elisabettiano radicale che morì martire in Irlanda nel 1581. La sua opera venne ritenuta troppo aggressiva da Persons e Allen sino al 1585 quando, sotto loro impulso e cura venne pubblicata. Lo scopo era quello di favorire la diffusione di sentimenti anti-elisabettiani e di spingere i principi cattolici all’azione, a tale fine fu dedicata ad Alessandro Farnese. Convinzione di Persons e Allen era che la diffusione della conoscenza dell’eresia inglese servisse a contrastarla. Il nucleo dell’opera è la dimostrazione dell’illegittimità di Elisabetta, la quale sarebbe figlia di incesto in quanto Anna Bolena sarebbe stata a sua volta figlia di Enrico IV, descritto come uomo corrotto dai vizi ma in fondo fedele alla vera fede. Inoltre per invogliare Spagna e Francia all’azione la regina è descritta come la causa dei disturbi interni delle nazioni vicinanti.
La nuova edizione del 1586 ha come obiettivo quello di essere letta da Filippo, tramite le connessioni di Persons ed Allen con la corte. La più importante novità che presenta è la risposta ad un libello di Cecil teso a giustificare l’intervento inglese nelle Fiandre, usandolo invece per dimostrare la natura predatoria del regno di Elisabetta. Vengono eliminati i riferimenti alla fedeltà romana di Enrico VIII. Viene esaltato maggiormente il ruolo dei re di Spagna come difensori cristianità e di Maria Tudor come eroina della fede.
Nel 1587 Pedro de Ribadeneyra, un gesuita spagnolo, tradusse ed adattò l’opera di Sander in spagnolo, Historia ecclesiastica del scisma de Inglaterra, facendola divenire un’esortazione ad agire contro Inghilterra in quanto opera voluta da Dio. Fu pensata non solo come opera propagandistica ma come vero e proprio trattato politico e, in quest’ottica, strumento per educare il futuro Filippo III, a cui venne dedicata. Il testo venne promosso a scopo propagandistico dal governo regio stesso.
Per Sander e Ribadeneyra il problema dell’eresia era legato al machiavellismo che anteponeva la ragione di stato a Dio, per contro invece essi sostenevano che tutte le azioni di stato dovessero seguire il volere divino e la provvidenza. Usarono la storia per veicolare un messaggio religioso; i loro progetti erano più che semplice propaganda, esprimevano un proprio ideale politico.
La seconda sezione, The King’s Men, si concentra su come gli Asburgo sfruttarono i libri cattolici inglesi per promuovere la propria immagine.
Dopo il fallimento dell’Armada la Spagna assunse maggiore importanza come centro di istruzione di esuli inglesi, anche per preciso progetto della corona. Particolarmente attivo fu Persons, sia nella scrittura che nel cercare contatti con Filippo II, anche pubblicando molta propaganda pro-filippina. Paradossalmente uno dei principali propagandisti anti-spagnoli inglesi del periodo fu un prete cattolico: John Cecil.
Tra il 1592 e il 1593 Filippo stesso finanziò anonimamente la pubblicazione di libri di cattolici inglesi. Dall’ Armada in poi gli attacchi ad Elisabetta divennero più diretti e violenti, ma persisteva anche una corrente più morbida che puntava a dimostrare alla regina la fedeltà dei suoi sudditi cattolici. Dopo il 1593 Filippo cercò di ridurre lo scontro dialettico con l’Inghilterra a causa della crescente preoccupazione per la stabilità interna della Spagna.
Infine l’ultima sezione, (Habsburg) England and Spain Reformed, si concentra su documenti strategici scritti appositamente per l’uso pubblico, focalizzandosi in particolare su due libri di Persons: A Conference About the Next Succession to the Crowne of Ingland e A Memorial for the Reformation of England, pubblicati tra il 1593 e il 1597.
Caratteristico del governo filippino era lo sfruttamento di ragioni dinastiche per legittimare la sua politica estera e i cattolici inglesi contribuirono in maniera fondamentale ad alimentare e giustificare le sue rivendicazioni verso il trono inglese. Per fare ciò si cercò di dimostrare la discendenza di Filippo dal lignaggio Lancaster tramite dei matrimoni contratti dai suoi antenati castigliani con principesse inglesi. Alternativa alla candidatura diretta di Filippo venne proposta l’infanta Isabella, figlia di Elisabetta di Valois.
In A Conference Persons cercò di dimostrare che avere un re straniero non fosse necessariamente un male, portando come esempi positivi sia Guglielmo il Conquistatore sia il domino asburgico in Italia. Persons cercò di mascherare le sue posizioni filo-spagnole ma l’opera venne immediatamente percepita come tale in Inghilterra. Vennero edite più edizioni della Conference, anche in latino; iniziò ad essere pensata nel 1593 ma già nel 1596, con l’attacco a Cadice, la situazione era cambiata e risultava non più attuale.
All’indomani di Cadice Persons scrisse A Memorial, opera in cui espresse la sua visione su come la cattolicità in Inghilterra andasse riformata, presumibilmente dopo un’invasione spagnola. È un testo pensato, diversamente dai precedenti, per una sola platea di lettori cattolici e desume elementi da opere contemporanee spagnole, in particolare da Ribadeneyra. Può inoltre essere considerato come un trattato di politica anti-machiavelliana.
Nel complesso il lavoro di Domínguez risulta soddisfacente rispetto agli obiettivi che si pone e permette di mettere in luce i complessi processi presenti dietro alla formazione di una visione politica e culturale.
Tommaso Cerri