Benedetta Duzioni, Bergamo e la peste. I testamenti redatti dal notaio Gerardo Soyari nel 1361, tesi di laurea magistrale in Scienze Storiche, relatrice prof.ssa Marina Gazzini, correlatore prof. Paolo Grillo, Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Milano, a.a. 2019/2020
L’elaborato si è basato su carte d’archivio: i testamenti rogati nel 1361 da Gerardo Soyari, notaio che esercitò a Bergamo fin dai primi anni del secolo XIV, diventando notaio del maggiore ente elemosiniero cittadino, il consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo, con il quale collaborò per più di cinquant’anni in numerose attività connesse al suo progetto caritativo-assistenziale fino al 1361, anno della sua morte. L’indagine ha inteso mettere in luce i cambiamenti all’interno di una società di fronte all’imperversare di un’epidemia. Se Bergamo infatti era stata risparmiata, come altre città lombarde, dalla prima grande ondata di peste del 1347-48, successivamente venne colpita in maniera pesante. Paura, preoccupazione, fragilità sono percepibili all’interno degli atti redatti nell’estate 1361, quando numerosi cittadini bergamaschi raggiunsero il notaio Gerardo Soyari per dettare le proprie ultime volontà. Donazioni a favore di individui ed enti (consorzi elemosinieri e ospedali) dediti all’assistenza appaiono la conseguenza non solo di una tradizione cittadina, attenta alle sorti dei bisognosi, ma anche del disagio provato dai testatori di fronte alla difficile congiuntura. Le loro disposizioni testamentarie lasciano trasparire la prossimità della morte in un periodo fortemente instabile, reso difficile anche da eventi politici e militari che portarono alla rottura di precedenti equilibri instauratesi nel territorio bergamasco. La lettura delle carte ha permesso infatti di individuare squilibri e situazioni di precarietà, soprattutto nel settore sanitario-assistenziale, che molti testatori hanno cercato di risolvere, anche con la fondazione di nuove strutture. La presentazione dei testamenti analizzati è stata il frutto di una ricerca su più registri appartenenti al notaio bergamasco: il risultato ha portato all’individuazione di ben trentasette deposizioni testamentarie in soli tre mesi (luglio-settembre) nell’anno 1361, un dato interessante, confermato anche dal confronto con altri registri relativi ad annate prive di eventi pandemici, come quelle tra gli anni 1343-1347, nelle quali si evidenzia una normale attività del professionista con una media di ventisei testamenti all’anno. Nonostante l’analisi quantitativa sia stata parte integrante dello svolgimento della ricerca, l’obiettivo primario è sempre stato quello di voler analizzare le dinamiche e i comportamenti individuali e particolari di una società colpita da una pandemia: informazioni che si possono ritrovare nelle scelte testamentarie dei trentacinque testatori bergamaschi analizzati in questa tesi, nelle cui volontà si possono leggere le tensioni e le incertezze, per la propria persona e per la propria famiglia, suscitate da una situazione di emergenza e incertezza sul futuro. La fonte testamentaria, tornata oggi al centro della riflessione storiografica, conferma così la sua ricchezza e la sua importanza per ricerche sulla società e sulla demografia medievale.