La divulgazione scientifica per i più giovani a Bookcity – Unimi
Di Simone Mannarino
La partecipazione dell’Università degli Studi di Milano alla decima edizione di Bookcity (2022) si è articolata attorno al tema della ‘Vita ibrida’, tratto distintivo della complessità contemporanea. Tra i 46 incontri di Bookcity alla Statale, l’evento Raccontare la scienza ai ragazzi e alle ragazze è stato organizzato dalla docente Elisa Marazzi, promosso dal Centro Apice di ateneo in collaborazione con le case editrici Il Castoro, Editoriale Scienza e con il progetto Steamiamoci, nato nel 2016 in seno ad Assolombarda e diventato ormai una grande rete di aziende, università, enti e associazioni impegnate in progetti di valorizzazione dei talenti femminili nelle professioni scientifiche e tecnologiche.
L’incontro è stato moderato da Roberta Cesana, componente del Consiglio d’indirizzo del Centro Apice, che in apertura ha introdotto il tema della divulgazione scientifica per ragazzi e ragazze nella storia del libro. Un interesse per questo pubblico emergente si può ravvisare in Inghilterra già nel Settecento, mentre in Italia occorre attendere il secolo successivo perché gli editori possano iniziare a contare su un pubblico di lettori giovani ai quali offrire, tra il resto, “ricreazioni scientifiche”, per citare il titolo di un fortunato volume di Gaston Tissandier, tradotto dalla casa editrice Treves alla fine dell’Ottocento, oppure “scienza dilettevole”, come fu più tardi definita. Nel corso dell’incontro sono state mostrate le copertine di alcuni volumi rappresentativi della divulgazione scientifica per i più giovani, a partire dal Ciondolino di Vamba, di cui il Centro Apice conserva un esemplare dell’edizione Bemporad del 1896, con 127 tavole illustrate da Carlo Chiostri; passando per i numerosi volumi pubblicati da Hoepli, allora editore scientifico per eccellenza, a partire dalla prima edizione dei 500 giochi semplici dilettevoli di fisica, chimica, che poi diventeranno 700 nel 1911 e in seguito 1200 e 1300 nel 1929. Per finire sono stati ricordati Tompusse e le bestie e Le curiosità della scienza, due tra i titoli usciti nella “Scala d’Oro” (la leggendaria collezione di libri per ragazzi pubblicata dalla UTET tra 1932 e 1936) per preciso volere dei curatori, che ritennero i testi di divulgazione scientifica essenziali per preparare i ragazzi a capire la società in cui vivevano. Da qui, il collegamento con il presente: anche oggi preparare le ragazze e i ragazzi a capire il mondo contemporaneo, avvicinandoli alle discipline scientifiche, è il proposito che anima i numerosi ideatori di scienza per bambini e ragazzi attivi nel settore culturale, non solo in editoria, e attenti anche a trovare gli strumenti più adatti per ridurre il divario di genere nelle carriere scientifiche.
La scienza in erba: Michele Lessona sul “Giornale per i bambini”
Il primo intervento è stato quello di Giuseppe Polimeni ed Elena Felicani, dedicato a «Il giornale per i bambini», costola del settimanale «Fanfulla della domenica» nata nel 1881 dall’idea di Ferdinando Martini. Il desiderio – e forse anche la necessità – di dar voce a un periodico che si rivolgesse ai bambini con un linguaggio a loro dedicato ha dato vita a queste pagine, in cui Carlo Collodi avrebbe pubblicato per la prima volta Pinocchio.
È così che, tra un’avventura di Pinocchio e giochi per tenere viva l’attenzione, si fece strada anche la divulgazione scientifica di Michele Lessona, scienziato piemontese che sul «Giornale per i bambini» scrisse nel giugno del 1884 un testo sulla libellula. Prendendo spunto dalle invasioni di libellule che il Piemonte affrontò nel 1867 e nel 1874, e traendo le informazioni da fonti enciclopediche di provenienza internazionale (Francia e Inghilterra), Lessona racconta ai bambini le gesta di una libellula che può capire, comprendere e anche vedere. Il ricorso al ‘topos campestre’ è affiancato da una bellissima illustrazione che riproduce l’animale coinvolgendo i bambini e mantenendo alta l’attenzione.
Lo sguardo di Amalia Ercoli Finzi Oltre le stelle più lontane
Amalia Ercoli Finzi, professoressa emerita del Politecnico di Milano, dove è stata la prima donna in Italia a laurearsi in Ingegneria aeronautica e dove ha diretto a lungo il Dipartimento di Ingegneria aerospaziale, è una delle personalità più importanti al mondo nel campo delle scienze e tecnologie aerospaziali e partecipa a questo evento anche in veste di autrice, per Mondadori, di un libro che ha scritto insieme a sua figlia, Elvina Finzi, e che si intitola Oltre le stelle più lontane.
Il suo intervento si è inizialmente collegato alla relazione che l’ha preceduta, per parlare del rapporto che sua madre aveva con Gian Burrasca e Pinocchio, due operecardine della letteratura per ragazzi dei secoli scorsi. Se Gian Burrasca era – secondo la madre di Ercoli Finzi, maestra elementare a inizio Novecento – un libro da evitare, Pinocchio era invece l’opera a cui far appassionare tutti i bambini, perché portatrice di valori sani e condivisibili, in una società in cui però non c’era spazio per le donne. Ed ecco la questione che sta a cuore all’autrice: il ruolo delle donne nella società, un ruolo che deve essere rinforzato nelle fondamenta. Sono infatti le bambine e le ragazze le destinatarie del libro Oltre le stelle più lontane: le bambine che dovrebbero conoscere la storia di come le donne hanno ottenuto il diritto di voto in Italia e di come la tecnologia abbia compiuto enormi passi in avanti dall’Ottocento a oggi. Gli esempi portati sono molteplici: dalle televisioni, che nel 1936 costavano 1000 lire, ai Led organici odierni, dal primo treno, che nel 1896 arrivò a Ragusa, ai viaggi ad altissima velocità che in Giappone raggiungono i 517 chilometri all’ora, fino ad arrivare alla prima lavatrice della Candy, la Bimatic del 1950, che, a Milano, offriva la possibilità alle donne – da sempre relegate al ruolo di cura – di non lavare più i panni nei vari navigli e canali cittadini.
Le donne, continua Ercoli Finzi, erano giudicate “prive di talento, carattere e tempo” da quanti non potevano tollerarne un ruolo diverso nella società. Per confutare tale giudizio l’autrice ricorda quattro grandi figure di genere femminile del nostro tempo, sconosciute forse ai più ma dalla grandissima importanza: Ricciolina, la cagnolina Laika che venne spedita nel 1957 in orbita terrestre come primo essere vivente nella storia; Valentina Tereshkova, operaia e paracadutista che nel 1963 orbitò per tre giorni intorno al globo per risolvere un errore commesso dalla stazione di lancio; Svetlana Savitskaya, prima donna a eseguire un’operazione extra veicolare nello spazio nel 1982; infine Hedy Lamarr, celebre attrice di Hollywood (il suo volto ispirò persino Walt Disney per disegnare Biancaneve) ma anche inventrice di un metodo per far comunicare tra loro in modo sicuro i sommergibili americani, antesignano del wi-fi moderno, sebbene il brevetto le venne riconosciuto solo dopo la scadenza.
In Oltre le stelle più lontane le due autrici, appartenenti a generazioni diverse, lanciano unanimi un messaggio alle bambine di oggi. Un messaggio semplice quanto efficace: “ce la puoi fare”. Un messaggio che giunge da storie di vita vissute in epoche diverse e che si ricongiunge nei valori condivisi da trasmettere alle nuove generazioni femminili. Alla società rimane il compito, ineludibile, di incoraggiarle.
Il sistema educativo dell’Orto Botanico di Brera
L’intervento successivo è stato dedicato alla biologia e alle scienze naturali. Martin Kater, professore ordinario di genetica presso l’Università degli studi di Milano e Direttore dell’Orto Botanico di Brera, si è focalizzato sul concetto di curiosità, ingrediente necessario per stimolare la conoscenza delle scienze naturali e come per ogni esperienza della vita.
Le origini dell’Orto Botanico di Brera risalgono al XIII secolo, quando era una delle case degli Umiliati milanesi. Nella seconda metà XVIII secolo, per desiderio della regina Maria Teresa d’Austria, fu istituito l’Orto. L’imperatrice scelse di costruirlo su misura per lo studio delle piante medicinali, dando vita a corridoi stretti che obbligavano gli studenti a entrare in contatto con le erbe presenti.
Nel corso dei secoli l’impostazione non è mai cambiata, prima con la biblioteca voluta da Napoleone, e poi con lo sviluppo dell’Orto e della Pinacoteca di Brera come centri culturali di primo livello in Italia e in Europa, particolari e unici nel loro genere. L’Orto botanico di Brera è ancora oggi centro di divulgazione scientifica è fatta su misura per bambini, bambine, ragazze e ragazzi che vengono invogliati non solo a sperimentare i metodi proposti dai loro professori, ma anche a cercare di risolvere criticamente i problemi che vengono loro presentati. La chiusa del professor Kater è stata anche un’ottima sintesi del suo intervento: “Tutto questo, altro non è che la scienza, sviluppare la curiosità, aspetto importantissimo per il concetto di insegnamento nell’Orto Botanico di Brera.”
La collana “Teste toste” di Editoriale Scienza
L’intervento di Giacomo Spallacci è stato invece mirato a sottolineare l’arretratezza che storicamente l’editoria italiana ha fatto registrare nei confronti della divulgazione scientifica rivolta ai giovani. Solo nel 1993, con la fondazione dell’Editoriale Scienza, è stato possibile offrire ai bambini, bambine, ragazze e ragazzi, libri che potessero rispondere alla loro sete di cultura, di scienza e di nozioni, facendolo però con il loro lessico, e in modo comprensibile. Tra le collane della casa editrice triestin è stata citata innanzitutto “Donne nella Scienza”, vincitrice nel 2018 del Premio Andersen per la divulgazione, e oggi composta da quindici volumi che narrano coinvolgenti biografie di donne che hanno dato un grande contributo alla ricerca scientifica: il racconto del loro percorso professionale si intreccia con quello delle vicende personali e degli affetti, nonché con gli interessi, le passioni e i sentimenti che animavano queste scienziate.
Anche Spallacci ha poi ricordato quanto esperienza e curiosità siano fondamentali per attivare le capacità e l’intelligenza dei bambini, soprattutto dei più piccoli, che hanno bisogno di essere accompagnati verso nuove conoscenze. Da questa considerazione ha origine la collana che qui viene presentata, “Teste Toste”, inaugurata nel 2003, quando Federico Taddia iniziò a organizzare incontri nel corso dei quali professori universitari e adolescenti venivano lasciati soli in un’aula, liberi di interagire. Da qui l’idea di strutturare i libri della collana in un susseguirsi di domande e risposte, che nascono da conversazioni realmente avvenute tra Federico Taddia e gli intervistati, i quali naturalmente sono sempre esperti riconosciuti nei rispettivi settori d’intervento. La particolarità di questi dialoghi risiede anche nel fatto che le domande sono poste con grande semplicità, proprio come le farebbero i bambini e le bambine: perché la terra ha la febbre? Perché i vulcani si svegliano? Perché si dice trentatré? Perché le stelle non ci cadono in testa? Perché il touchscreen non soffre il solletico?, e così via. la collana si propone così di fornire ai più giovani gli strumenti per diventare cittadini dotati di spirito critico e per affrontare tanti, diversi, problemi.
“Le 15 domande”: un’enciclopedia per ragazzi dell’Editrice Il Castoro
Ultimo ospite dell’incontro è stato Andrea Vico, giornalista e divulgatore, collaboratore della casa editrice Il Castoro per la collana “Le 15 domande”. La collana, è stata pensata in relazione al mondo contemporaneo e al costante bombardamento di informazioni che gli individui, più o meno giovani, fronteggiano quotidianamente. Scuola, università, smartphone, internet e televisione, social network: le notizie sono talmente numerose che è difficile rendersi conto di quali siano davvero utili e affidabili. La collana proposta da Andrea Vico nasce proprio con l’intento di creare l’abitudine a porsi domande e a cercare risposte. Secondo Vico, infatti, le nozioni fornite dai manuali scolastici costituiscono i tasselli di un quadro che rischia però di rimanere non leggibile nella sua interezza. I libri di divulgazione possono contribuire a una lettura più efficace della realtà spronando i lettori a “unire i puntini”. Per supportare la sua argomentazione, Vico propone un esempio tratto dall’esperienza quotidiana: riflettere sul costo dell’acqua in bottiglia di plastica da 50 cl, venduta per cinquanta centesimi di euro al supermercato e nei distributori automatici. Ma cosa paghiamo con quella somma? Una serie di plastiche più o meno inquinanti e altre spese di magazzino, trasporto, pubblicità, quando l’acqua del rubinetto, di gran lunga più economica ed eco-sostenibile è osteggiata, nonostante sia soggetta al doppio dei controlli. La ragione? Ci si affida al sentito dire, senza porsi il problema di fare una scelta informata, ossia di cercare gli elementi – in questo caso anche semplici da reperire – che consentano di prendere una decisione consapevole. Che ruolo ha il divulgatore in questo processo? Quello di “proporre un ragionamento all’interno di una parabola, anche narrativa”, che consenta ai ragazzi e alle ragazze di compiere una scelta informata. Per questo la collana delle “15 domande” finisce per contenere 225 domande a cui spesso la risposta non è offerta, non perché non esista, ma perché si preferisce guidare i lettori a ricercarla con gli strumenti che la ragione mette loro a disposizione.