Samuele Redaelli, L’Uomo Qualunque diventa Europeo: l’idea d’Europa in Guglielmo Giannini

Tesi di laurea magistrale in Scienze storiche, a.a. 2022/2023, relatore prof. Nicola Arturo Del Corno, correlatore dott. David Bernardini

Negli anni in cui l’Italia stava vivendo quella che Claudio Pavone ha definito una «guerra civile», Guglielmo Giannini fondava a Roma nel dicembre 1944 il settimanale “L’Uomo Qualunque” da cui, nel giro di pochi mesi, nacque il movimento politico del Fronte dell’Uomo Qualunque. L’impegno giornalistico e politico del leader del “torchietto” fu particolarmente vivace: in un contesto che vide un proliferare di riflessioni sull’idea d’Europa in Italia e non solo, nasceva nel 1946 l’“Europeo Qualunque” di Guglielmo Giannini.

La tesi, muovendo dalla dimensione più “nazionale” dell’“Uomo Qualunque” e del Fronte dell’Uomo Qualunque, frutto anche della contingenza bellica e dell’immediato dopoguerra, focalizza l’attenzione sul mensile europeista di Giannini evidenziando una sensibilità del «Fondatore» troppo spesso sottovalutata. Se è pur vero che non manca nell’“Uomo Qualunque” un’attenzione al quadro europeo e internazionale, bisogna però anche sottolineare che è solo con “L’Europeo Qualunque” che l’europeismo di Giannini “esce allo scoperto”.

Gran parte della trattazione è stata limitata alla vita politica del Fronte tra l’uscita del primo numero del settimanale nel 1944 e il suo declino politico nel 1948, anno in cui terminò anche la pubblicazione del mensile europeista. Non sono stati, comunque, tralasciati alcuni aspetti biografici e formativi fondamentali per capire appieno la figura di Giannini. La tesi è stata divisa in due parti: la prima è dedicata all’“Uomo Qualunque”, la seconda all’“Europeo Qualunque”.

Nella prima sezione sono state ripercorse le tappe della formazione culturale e professionale di Giannini, influenzata dall’esperienza bellica e dalla sua attività giornalistica. La Folla, volume pubblicato nel 1945, è un’opera fondamentale per il pensiero gianniniano vista l’insistenza su alcune tematiche, pur nella distanza con il programma politico del Fronte: la contrapposizione manichea Folla-capi; l’opposizione alla guerra, all’idea di patria e nazione; l’identità tra dittatura e democrazia; la teorizzazione dello Stato amministrativo. L’analisi della vita politica del Fronte, oltre a mostrare la posizione anti-antifascista di aperta critica nei confronti del CLN, evidenzia una serie di tentativi falliti di alleanze a destra. Inoltre, emerge anche una postura metodologicamente aideologica del «Fondatore», ravvisabile soprattutto nell’apertura al dialogo con il PCI, che segnò l’inevitabile parabola discendente del movimento politico gianniniano.

Nella seconda sezione l’obiettivo è stato quello di analizzare l’europeismo in Giannini, con un focus su alcune problematiche del processo di unificazione europea come quella linguistica, istituzionale e religiosa, quest’ultima definita «la difficoltà più grave» (L’Europeo Qualunque, 8 gennaio 1947). Quello che emerge con chiarezza dalle pagine de “L’Europeo Qualunque” è un’urgenza del processo di unificazione degli Stati Uniti d’Europa come “terza via”: se da un lato Giannini manifesta il suo entusiasmo e la sua vicinanza a organizzazioni e movimenti europeisti, dimostrata dall’invito che ricevette per partecipare alla Conferenza di Gstaad del settembre 1947, dall’altro si rileva una certa preoccupazione per un’unità europea che, se non fosse riuscita in un tempo relativamente breve, avrebbe potuto sancire la finis Europae. All’interno del mensile è stata analizzata in particolare una rubrica senza titolo che include figure rilevanti: oltre a comprendere l’atteggiamento di Giannini nei confronti di personaggi chiave del panorama europeo e internazionale, questa rassegna ha ulteriormente rafforzato e confermato la fascinazione del «Fondatore» per quei “uomini forti” in grado di mantenere l’ordine interno e garantire il progresso sociale, economico, culturale e scientifico.

Per quanto riguarda le fonti la tesi ha incrociato quelle primarie, ovvero la stampa, con la letteratura critica di riferimento. È, però, necessario fare una distinzione: per la prima parte si è potuto contare su fonti primarie come il settimanale “L’Uomo Qualunque” e il quotidiano “Il Buonsenso”, accessibili alla Biblioteca di storia moderna e contemporanea e alla Biblioteca nazionale centrale di Roma. Dal punto di vista bibliografico, i due principali lavori di riferimento sono stati il volume di Sandro Setta del 1975 e il più recente di Maurizio Cocco del 2018: il primo, contraddistinto da un approccio di storia politica, aveva l’obiettivo di fornire, in campo storiografico, un contributo monografico che mancava su un tema che era stato, fino ad allora, oggetto di sole ricostruzioni giornalistiche; il secondo intende analizzare gli obiettivi, la struttura e le attività del partito politico, oltre a mettere in luce le sue origini, il contesto della sua formazione e il suo lascito nella cultura politica italiana. Diverso è, invece, il discorso per l’“Europeo Qualunque”: la bibliografia è risultata scarna e poco consistente, potendo fare affidamento solamente su un breve saggio di Giuseppe Parlato, pubblicato per la prima volta nel 1994, e su un paragrafo della tesi di dottorato di Maurizio Cocco intitolato Europeismo, pacifismo e atlantismo, che, però, non compare nel volume sopracitato. Per questo motivo, tutti i numeri del mensile europeista, sui quali ho potuto personalmente lavorare dalle copie originali conservate presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, si sono rivelati essere una fonte imprescindibile e per larghi tratti inesplorata.

Perciò, la sfida principale è stata quella di riuscire a districarsi tra gli innumerevoli articoli, anche di penne autorevolissime come De Gaulle, Churchill, Strasser, Kalergi, Truman, Spaak, Salazar, Chiang-Kai-shek e molti altri, pubblicati o, molto più probabilmente ripubblicati, da Giannini sull’“Europeo Qualunque”. La presenza di queste figure denota una certa spregiudicatezza editoriale e politica di Giannini: editoriale perché nella moltitudine di articoli pubblicati quasi mai viene dichiarata la fonte da cui attinge e non ne viene rispettata quasi mai l’autorialità; politica, invece, per via della eterogeneità dei personaggi che appaiono sul mensile. Ciò seguiva un disegno che a Giannini poteva sicuramente risultare sensato, ma che metteva in luce una marcata postura a-ideologica dal punto di vista metodologico.

Sebbene il suo pensiero europeista sia apparso disorganico e privo di una struttura sistematica, presentando anche tematiche insolite e inaspettate, come la discussione attorno alla possibilità dell’esperanto quale lingua europea comune, Giannini riconosceva il ruolo centrale dell’Italia e del Mediterraneo nel processo di unificazione europea, ma anche della Gran Bretagna, sottolineando l’importanza di una guida forte e tecnocratica per garantire l’ordine e il progresso in Europa. Tuttavia, ad eccezione di alcuni punti fermi, Giannini sembrava mirare al risultato in sé in maniera praticamente disinteressata rispetto alle forme con le quali questo obiettivo doveva essere raggiunto.