Roberto Civita, «La Sorgente», rivista per ragazzi del TCI tra le due guerre (1917-1928). Tesi di laurea magistrale in Scienze Storiche, relatrice prof.ssa Elisa Marazzi, correlatrice prof.ssa Irene Piazzoni, Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Milano, anno accademico 2022-2023. 

«La Sorgente» fu un periodico per ragazzi edito dal Touring Club Italiano (TCI) dal 1917 al 1928, nato come organo del Comitato Nazionale di Turismo Scolastico (CNTS), insieme di vari enti, pubblici e privati, come il Ministero dell’Istruzione e lo stesso TCI. Sia il Comitato, sia il Touring avevano tra i propri obiettivi primari il completamento dell’Unità nazionale sul piano morale con la coltura negli italiani di un autentico amor di patria. Nei suoi undici anni di vita, a cavallo tra il Primo conflitto mondiale e l’avvento del fascismo, il periodico tentò, coerentemente con questo fine, di contribuire all’alfabetizzazione patriottica dei giovani italiani. Lo fece prima aderendo in maniera entusiastica alla guerra, poi cercando di incidere sulla pratica sportiva e sull’organizzazione della scuola. Così finì per trasformarsi in un’ottima cartina tornasole di diversi processi che covavano in seno alla media-borghesia italiana d’inizio secolo, dalle pulsioni patriottico-nazionalistiche, alle reazioni ad un primo processo di massificazione della società italiana, passando per l’interesse per la riforma di un sistema scolastico afflitto da molteplici problemi, alcuni ormai cronici.  

Dal punto di vista della forma, la rivista appare invece parecchio datata anche per il periodo. L’impostazione della «Sorgente» sembrava ancora essere quella di una rivista che si pensava primariamente come sostegno alla didattica scolastica, più che come un’esperienza autonoma in grado di portare avanti un proprio progetto educativo. 

Fu soprattutto la guerra a catalizzare l’attenzione del periodico, che provò (tramite un insieme variegato di scritti, financo un romanzo a puntante: Il Volontario di Gorizia) a spiegare ai ragazzi i motivi del confitto giustificando la posizione italiana; ne uscì un racconto della guerra come una Quarta guerra d’indipendenza, continuazione e coronamento degli sforzi risorgimentali. Non era certo una trovata originale: la guerra italiana fu, fino alla disfatta di Caporetto, una guerra offensiva che lasciava pochi altri appigli alla propaganda. Non va poi dimenticato che la classe medio-borghese animatrice del Touring era quella esposta maggiormente già da anni a un processo di mitizzazione dell’epoca risorgimentale. 

Solo nel dopoguerra altri argomenti come lo sport, la montagna e la scuola ebbero un ruolo sempre più rilevante nella rivista. Questa mostrò interesse per il dibattito attorno alla riforma del sistema scolastico, per i prodomi di un primo turismo di massa montano e per lo sviluppo dello sport in Italia al di fuori delle mura scolastiche, notando lucidamente il nuovo ruolo culturale che stavano assumendo il calcio e il ciclismo all’interno del tessuto sociale della penisola ed il loro potere di richiamo nei confronti delle masse. 

Dal 1925 la rivista subì un’involuzione, diventando quasi esclusivamente un bollettino dell’azione del Comitato di Turismo e lasciando da parte articoli di opinione più o meno impegnati. Il progressivo disimpegno della «Sorgente» era conseguenza, probabilmente, del progressivo ridursi dello spazio di autonomia del Touring nel campo dell’educazione dei ragazzi a causa dell’aggressivo attivismo fascista: era infatti naturale che uno stato totalitario con l’aspirazione di creare «l’uomo nuovo fascista» si interessasse dell’educazione dei giovani italiani e cercasse di estromettere o controllare esperienze nate in questo campo al di fuori del fascismo stesso. Gli stessi TCI e CNTS subirono quel processo di fascistizzazione che il regime pose in atto nei confronti di diverse associazioni culturali mediante un’attenta politica di do ut des. È dunque probabile che la decisione della «Sorgente» di lasciare da parte articoli con velleità politico-culturali nascesse dal tentativo di non urtare la sensibilità del governo e dalla speranza di poter continuare la propria opera, magari in collaborazione con il regime stesso.